Cinque stelle hanno preso ad apparire nel “firmamento” della politica italiana, tutte insieme formano una piccola costellazione con le vaghe sembianze di un essere vispo e “salterino”. Chi le osserva con una certa regolarità sostiene che le stelle diventino sempre più visibili per effetto della maggiore brillantezza e dell’aumento delle dimensioni. Le altre costellazioni, sempre meno splendenti, cominciano ad avere qualche preoccupazione e temono di essere scacciate in una zona d’ombra, o ancor peggio di offuscarsi. Quando si dimora per tanto tempo in un’area, magari non si intessono rapporti fraterni, ma ci si conosce e ci si abitua; se qualcosa o qualcuno arrivasse a minacciare i taciti accordi, è facile che ci si coalizzi nel tentativo di contrastare il frangente.

Ed è quello che stanno facendo le vecchie formazioni. Non si lasciano prendere, loro, i politici, dallo smarrimento. Studiano il fenomeno, discutono, agiscono. Persino litigano ad arte per far apparire una precisa volontà come una mediazione, una nobile sintesi. Lo spirito di sopravvivenza dei parlamentari – l’unico vero loro interesse – non ha limiti.  Loro sono per avvicinarsi, se una scelta politica li aveva allontanati; sono per raccogliersi, se una questione li aveva divisi. Sono altresì per adularsi, se si erano offesi. Semplicemente sono per proteggersi, per difendersi dall’essere “rottamati”.

Già avvezzi al trasformismo, i sorti da uno scisma, di nuovo si uniscono; chi aveva disinvoltamente sottratto, in parte restituisce; i troppo supponenti, di colpo ammansiscono; i centristi, gradualmente svoltano a destra. I violenti scontri verbali del passato sono declassati ad accalorati confronti costruttivi. Intanto l’Opa è lanciata. Senza nessun titolo…. in portafoglio e con il solo flottante, una cordata di gente comune, di sconosciuti, minaccia di sostituirsi alla vecchia classe dirigente e impudentemente si candida al governo del Paese.

Ma quanto vale il flottante? I voti in circolazione pronti ad andare al “miglior offerente” sono tanti. Essi sono, in percentuale, superiori a quanti, nelle più ottimistiche previsioni, possono andare ad un solo partito dell’attuale legislazione: presumibilmente tra il 25 e il 30 %; se fossero rastrellati tutti da un unico movimento politico, esso avrebbe concrete possibilità di diventare il partito di maggioranza relativa. C’è da stare tranquilli (o è inutile illudersi), è praticamente impossibile che una sola formazione riesca a conquistare tutti i suffragi vaganti. Alla fine, come sempre succede, una parte del flottante andrà diviso tra i partiti che per varie motivazioni riusciranno a placare o temperare il malcontento. Tuttavia, anche se un movimento politico emergente riuscisse a raccogliere tutti i voti senza padrone, non potrebbe succedere granché. Hanno un paracadute i parlamentari: l’attuale legge elettorale, o una ancora più protettiva per ora in fase di studio, non consentirà ai primi venuti di spodestare un potere così a lungo consolidato.

Gli ultimi sondaggi danno: PD al 26%, PDL al 22% e tutti gli altri partiti al 32%; il restante 20% dei voti, potenzialmente alla “nuova costellazione”. Stando alla rilevazione, con il Porcellum, il PD, in coalizione con IDV e SEL, sbaraglierebbe i rivali; con il 40% (26%+7,..%+7,..%) e passa dei consensi vincerebbe alla grande. Un “deja vu”, un ripetersi della campagna elettorale del 2006. Una coalizione di destra molto agguerrita, nel tentativo di recuperare lo svantaggio, inonderebbe la TV di interviste a Vendola e i suoi per recuperare i voti dei moderati. Reti e stampa padronali non perderebbero occasione per insistere sulla impossibilità della convivenza tra l’ala cattolica-conservatrice e le idee troppo spinte del SEL e altra sinistra. Alla fine, grazie anche all’attitudine della coalizione capeggiata dal PD ad ostacolarsi a vicenda e a preferirsi discordi e indipendenti, lo scarto sarà talmente esiguo tanto da compromettere o rendere tribolata la governabilità.

E se proprio non dovesse bastare, per assicurare l’immobilismo legislativo sulle questioni importanti, si potrà sempre ricorrere alla persuasione, allo “scilipotismo”. “Si scannano su tutto  e poi non cambia niente”; la politica tornerà al canzonatorio, alla irrispettosa farsa del litigare per non governare, alla sola tutela dei privilegi dei politici. Ai nuovi entrati, che cosa potrà servire un 15-20% di voti? Impossibilitati ad attuare il loro programma si concentreranno sul serrato ostruzionismo, godranno (loro malgrado?) degli agi riservati ai parlamentari ed entreranno nell’esclusivo club dei privilegiati a  vita. Se però le stelle e i “rottamatori” “si dessero la mano”, chissà? Forse si formerebbe un buon governo e ci potrebbe essere una svolta radicale nell’intendere la pratica dell’amministrazione pubblica. Le novità sono sempre stimolanti ma, quando servono anche a liberarsi delle “scorie politiche”, sono altresì attraenti e auspicabili; ben vengano allora, tanto mal che vada potremmo perdere solamente dei residui esausti, superflui e contaminanti.

Salvatore Carrano

25 ottobre 2012