L’economia del pallone ha prodotto nel 2013, 43 miliardi di dollari. Non sono riuscito a trovare il dato riferito al 2014, ma siccome nel 2013 si è verificato un incremento del 18% rispetto all’anno precedente e, constatando, inoltre, che l’economia del calcio è stata in crescita anche nel successivo anno, è facile dedurre che nel 2014 possa aver raggiunto e anche superato i 50 miliardi. A detta degli esperti il calcio è un’economia in continua ascesa e negli anni a venire, grazie anche alla globalizzazione, le partite potranno essere viste da un numero sempre maggiore di spettatori. E così ci saranno nuovi mercati per i prodotti sportivi e ci sarà bisogno di tanta pubblicità che farà arricchire ulteriormente i calciatori e aumentare i già sostanziosi capitali delle squadre più titolate. È ovvio che salirà anche il numero delle persone che si occuperanno direttamente o indirettamente di calcio e allora, in un mondo ancora flagellato da una crisi economica, il calcio si trova a essere uno dei pochi settori che produce occupazione. Non male! Eppure un’economia parallela, meno in vista, che ignorando lo spettacolo e utilizzando i soli risultati degli scontri tra le squadre, produce dieci volte in più del calcio giocato. Esattamente 500 miliardi di dollari: è il volume di affari generato dal calcioscommesse nell’intero pianeta. È come se un tifoso spendesse un tot settimanalmente per le partite e un importo dieci volte maggiore in puntate per le scommesse. Ovviamente non è detto che essere tifosi significhi per forza essere anche scommettitore, ma è pur vero che puntare sull’esito di una gara presuppone una certa dimestichezza con il mondo del pallone e una conoscenza del valore delle squadre. Viene allora da chiedersi come mai un appassionato di calcio non si accontenta dello spettacolo offerto dalla partita e cerca anche l’emozione della vincita? Per denaro? Per passatempo? Per sfidare la sorte o semplicemente perché, esperto di calcio, si sente sicuro di indovinare il risultato? E inoltre in un periodo di crisi economica, come mai tante persone possono permettersi di destinare qualche migliaio di euro in scommesse? Evidentemente il gioco non conosce crisi o nessuno perde.
Salvatore Carrano
26 settembre 2015