Ho già scritto un articolo sull’IMU, ne ho criticato severamente la sua reintroduzione, l’ho definita incerta, arbitraria, ingiustificata, sfrontata, iniqua, indigesta e persino in contrasto con la nostra Costituzione. Eppure non mi sarei mai aspettato che il leader della formazione politica con più rappresentanti in parlamento sarebbe tornato sui suoi passi e, pentito di aver contribuito con il voto favorevole al rispolvero del detestato tributo, arrivasse a promettere, in caso di vittoria elettorale, la restituzione dell’imposta pagata per il possesso di una prima casa. Dovrei essere soddisfatto e compiaciuto per aver avuto ragione, invece sono solamente sbigottito, confuso e mi sento, probabilmente come tanti altri cittadini, per di più canzonato.
Secondo il fautore della proposta i 4 miliardi necessari per la restituzione dell’IMU si troverebbero introducendo una tassa sui capitali italiani depositati in Svizzera. La promessa è l’equivalente della vendita di una pelliccia con l’orso ancora libero e ignaro perfino di essere in pericolo. “La cattura della preda”, però, a detta dell’assertore è cosa certa, sicuramente realizzabile, tant’è che l’aspirante vincitore e potenziale ministro, in attesa che l’accordo con i nostri vicini venga formalizzato, sarebbe disposto ad indebitarsi (per conto dello Stato) pur di mantener fede all’impegno preso.
L’imprenditore prestato alla politica, infinitamente prodigo nel dar parola, è da sempre avvezzo a stupire con strabilianti quanto artificiose promesse gli elettori allo scopo precipuo di riscuotere consensi. Dal canto loro un ragguardevole numero di votanti si lascia puntualmente sedurre salvo poi avere ripensamenti tardivi nel corso della legislatura. Questa volta, nel caso il responso delle urne ribaltasse i sondaggi pre-elettorali, dei piccoli risparmiatori renderebbero spedita la restituzione dell’IMU prestando al governo l’importo necessario per il rimborso.
È innegabile che faccia sempre comodo il verificarsi di una sopravvenienza attiva, specialmente in tempo di crisi, tuttavia, l’eventuale restituzione dell’IMU, contabilmente, non migliorerebbe la liquidità dei beneficiari in quanto i cittadini riceverebbero il rimborso dell’imposta con una somma prelevata sui loro depositi postali. “Prestami i soldi necessari ad estinguere il mio debito nei tuoi confronti”. Nella sostanza un debito irredimibile, o quanto meno un impegno monetario la cui restituzione sarebbe condizionata ad un accordo con la Svizzera ancora tutto da definire: indeterminato nei tempi e nell’ammontare. Inoltre, siccome i capitali che confluiscono nella Cassa depositi e prestiti derivano dai risparmi di pensionati, giovani e famiglie con redditi modesti, si andrebbe a verificare che i meno abbienti finanzierebbero la restituzione dell’IMU a dei benestanti non certo bisognosi e magari proprietari di una lussuosa prima casa.
Sempre troppo contorta e rognosa questa IMU: quando la si impone, genera forti dissensi, quando invece se ne promette il rimborso e la soppressione, almeno secondo i sondaggi, produce consensi quantitativamente di modica rilevanza e inferiori alle aspettative. Centomila voti o qualcosa in più: comunque pochi per sperare nel sorpasso. In realtà l’IMU viene percepita dai contribuenti come l’ennesimo balzello che incrementa una tassazione già cresciuta oltre i limiti della sopportazione, mentre la sua restituzione, almeno da buona parte degli aventi diritto, è vista come uno stratagemma finalizzato esclusivamente all’aumento del consenso elettorale. Si trasformi l’IMU in una tassa locale, in un prelievo a copertura delle spese per l’utilizzo dell’immobile come abitazione, i cittadini ne sopporterebbero la sua applicazione reclamando una qualità dei servizi offerti commisurata all’importo dell’imposizione.
Una promessa è un debito, chi ha amore per i propri figlioli non provi a gabbarli: anche se loro perdonano, la colpa del rimorso lacera il cuore dei padri; viene da pensare, però, che tanti elettori siano figli di nessuno.
Salvatore Carrano
11 febbraio 2013