Negli ultimi decenni abbiamo beneficiato di un tenore di vita forse superiore alle nostre possibilità  accumulando, purtroppo, un’enormità di debiti. Adesso i creditori ci presentano il conto e rivogliono indietro il prestito, oppure, sapendoci in difficoltà, modificano, per il rinnovo, le condizioni a loro vantaggio.I debiti hanno un costo, devono essere rimborsati e i creditori di professione non praticano sconti, anzi, sono maestri nel riscuotere massimizzando i guadagni. Chi presta per mestiere è anche uno speculatore che sa come trarre profitto da una situazione di debolezza di un debitore. D’altronde il costo di un finanziamento dipende molto dal rischio di perdere la somma del prestito concesso; meno garanzie richiedono più interessi. Quando poi si sparge anche la voce che ci possa essere un rischio default ( si rimanda all’operato delle maggiori agenzie di rating) sono dolori; spread alle stelle.

È il momento dei sacrifici: tagli agli stipendi, più tasse e aiuti al lumicino; il prezzo da pagare però dovrebbe essere proporzionale al beneficio goduto, inoltre gli artefici  non possono avere lo stesso trattamento dei tanti che hanno pazientemente e passivamente subito. Se taglio ci abbisogna, quindi, che sia fatto in percentuale e a scaglioni, come per l’irpef.

Secondo i dati della Banca d’Italia, al giugno 2011 il debito pubblico totale ammontava a 1901 miliardi di euro pari al 122% del Pil realizzato nel 2010. Il nostro debito è troppo alto e di conseguenza anche gli interessi sono tanti, se il nostro debito è il 122% del PIL, il compenso che spetta ai nostri creditori è un’enormità, circa il 5% del pil solo per gli interessi e con un tasso non superiore al 4%. Ogni anno siamo costretti a sottrarre il 5% del pil con la speranza che della nostra povera Italia si parli bene altrimenti lo spread sale e il costo per gli interessi aumenta. Siamo obbligati a crescere anche quando vorremmo semplicemente stare alla finestra e sentirci fieri, appagati e orgogliosi dei traguardi raggiunti, ma se non si cresce il rapporto debito/pil ci penalizza e le voci di recessione non fanno certo bene allo spread BTP-Bund. Rincorriamo il pareggio di bilancio sapendo già a priori che una quota, almeno il 5% appunto, deve essere riservata agli interessi, sempre, tutti gli anni, perché il debito, ammesso di tener fede agli impegni assunti, al massimo non aumenta, ma difficilmente diminuisce.

Chiediamo aiuto ai numeri per entrare in dettaglio e formulare qualche ipotesi:

– debito pubblico   1.901.000.000.000;

– PIL  1.558.196.721.311;

– con un tasso (mite) del 4% si avrebbero interessi annuali per 76.040.000.000 (più dell’ultima robusta manovra finanziaria a regime).

E se provassimo ad estinguere il debito? Stipulando un mutuo trentennale, non sarebbe impossibile ottenerlo ad un tasso del 3%, e pagando una rata di 96 milioni di euro l’anno (quota interessi e capitale) noi italiani fra trent’anni saremmo senza debiti. Ma tre decenni sono un’eternità! Come si fa a programmare a così lungo termine? Il tempo per il rimedio è commisurato a quanto c’è voluto per accumulare tanti debiti; circa trent’anni appunto.  Chi sarebbe poi disposto a concederci un mutuo per un importo così elevato? Probabilmente un’anomalia del sistema economico-politico europeo potrebbe diventare un nostro punto di forza. Negli Stati Uniti d’America hanno un unico governo centrale, e a loro basterebbe stampare biglietti verdi per ridurre il debito, non senza conseguenze, ma potrebbero farlo. A noi non è concesso. Abbiamo l’obbligo di rispettare i parametri imposti dagli accordi e quindi dobbiamo sperare nella clemenza del mercato e nella misurata voracità dei creditori che  comprano i nostri titoli.

La BCE ha concesso alle banche?, negli ultimi due mesi, finanziamenti per un ammontare complessivo di 1018 miliardi, ad un tasso dell’1%. Se tale prestito fosse stato concesso a noi avremmo risparmiato in sei mesi circa 50 miliardi di euro solo di interessi, 900 euro per ogni cittadino in 180 giorni; a queste condizioni con 73 miliardi di euro l’anno (quota interessi e capitale) dopo trent’anni saremmo un paese senza passività. Ad esempio ipotizzando un gettito medio imu di 1200 € per 62 milioni di immobili avremmo risolto definitivamente il problema dell’enorme debito pubblico già da quest’anno. La medicina sarebbe meno amara, perché il “salasso imu” agirebbe subito con degli effetti positivi immediatamente fruibili. L’apprensione per i giudizi espressi dai revisori sparirebbe, diremmo addio alle preoccupazioni derivanti dalle aste per piazzare i titoli di stato e la parola fallimento non ci farebbe più tremare di paura. Approvando al più presto la legge che obbliga il rispetto dell’equilibrio tra entrate e uscite anno per anno, potremmo dedicarci con grande senso di responsabilità a risolvere problemi importantissimi, ma non vitali, come la diminuzione dei costi della politica, la razionalizzazione e moralizzazione della spesa pubblica, le riforme della legge elettorale, del lavoro, dell’istruzione, etc…

Immaginare che i miei figli possano vivere senza l’assillo del debito pubblico mi toglie un peso dalla coscienza, mi fa pensare che, se noi stiamo vivendo una maturità incerta a seguito di una gioventù spensierata, per loro tutto sommato sarà lo stesso, però al contrario; prima la tempesta e poi il sereno. Mi piacerebbe poter affermare che il peggio è passato, che si riparte e che la prossima potrebbe essere ricordata come la primavera della ripresa. Proviamoci! Consolidiamo il nostro debito, liberiamoci dalla speculazione e ricompriamoci la libertà di decidere e migliorare il nostro avvenire.

Salvatore Carrano 13 marzo 2012